Un lingotto di rame
Una scultura in rame le cui superfici vivono e vibrano riflettendo le diverse condizioni ambientali e di luce, si inserisce con discrezione nel grande spiazzo del Theresienwiese
Si presenta come un oggetto d’arte il Centro Servizi Theresienwiese progettato da Staab Architekten e completato nel 2004 per soddisfare l’innegabile necessità di sicurezza durante i festeggiamenti dell’Oktoberfest, quando fiumi di persone per salutare l’estate si riversano tra stand e tendoni sotto cui si distribuisce la tipica bevanda di Monaco: la Birra. Il volume è stato realizzato in seguito ad un concorso bandito dal comune di Monaco consapevole del fatto che durante i festeggiamenti in onore della birra era necessario garantire una maggiore sicurezza e un pronto intervento. Infatti l’edificio di servizi accoglie oltre agli uffici organizzativi dell’evento, un pronto soccorso, gli uffici della polizia e una sede dei vigili del fuoco. Nato come padiglione provvisorio l’edificio non è mai stato smontato e rimane adagiato sull’area in letargo, nell’attesa di essere riaperto una volta all’anno in coincidenza della festa.
Il sito si trova a sud ovest del centro della città e il suo nome “Theresienwiese” deriva dal nome della principessa Teresa di Sassonia-Hildburghausen, moglie del principe ereditario Ludwig I. Il loro matrimonio celebrato nel 1810 è stato festeggiato dal popolo con una festa a base di birra, da allora si celebra l’Oktoberfest per commemorare l’evento. Il Theresienwiese è un open-space di 420.000 metri quadrati ai margini dell’area verde del Theresienhöhe, ed è delimitata a ovest dalla statua della Baviera, simbolo dello Stato di Baviera. In questo spazio si inserisce il progetto di Staab Architekten, pluri-premiato sia per l’audacia della composizione delle facciate, sia per l’originalità nell’utilizzo del rivestimento in rame.
Una scatola a sorpresa:
La necessità di creare un edificio aperto per un breve periodo dell’anno e inaccessibile per la maggior parte del tempo, ma piacevole da guardare, privo di recinzione e che potesse costituire un valore aggiunto per l’area vuota dedicata alla fiera senza alterare il suo naturale landscape, ha spinto il progettista a realizzare un edificio dalle mille sfaccettature, avvolto da una pelle capace di aprirsi come l’involucro di una scatola per accogliere gli avventori, ma anche di chiudersi, rendendolo ermetico e inaccessibile. Il volume si presenta così compatto su tre lati nord, sud ed est mentre si apre con quattro tagli su quello ovest, sono i patii interni non accessibili dall’esterno e che danno luce agli uffici disposti all’interno attraverso vetrate a tutt’altezza. Gli ambienti si distribuiscono su due livelli uno interrato e l’altro fuori terra lasciando quindi vedere a chi si avvicina solo un sottile parallelepipedo. La forma pura e la sobrietà delle sue superfici uniti al singolare materiale di rivestimento utilizzato lo rendono particolarmente attraente e adeguato all’area in cui sorge, grazie anche al fatto che il metallo attraverso riflessi e colori ben dialoga con il contesto. Gli ingressi all’edificio sono disposti sul lato est, sulla cui facciata si ritagliano due grandi rettangoli che slittando verso l’alto si trasformano in insegne luminose che indicano gli accessi, lungo i lati corti invece i pannelli in rete stirata di rame si impacchettano a libro per scoprire le vetrate degli uffici della polizia da un lato e dell’amministrazione dell’altro.
Come una pelle che vive:
L’edificio è a detta del progettista progettato per quando è in funzione, ma anche per quei mesi in cui rimane chiuso, unico “oggetto” nell’area del Theresienwiese. Sembra quindi essere costituito da un’armatura, avere una pelle, un involucro ben solido in grado di custodire i servizi che trovano posto all’interno ed un’anima che esce fuori solo quando l’edificio viene aperto.
Nelle due versioni l’edificio si trasforma non solo praticamente, da oggetto da vedere a centro servizi da vivere, ma anche esteticamente da un volume chiuso impermeabile ad uno trasparente e permeabile quasi a voler sintetizzare i suoi due significati: protezione ed accoglienza. La pelle che costituisce l’involucro è la parte più sensibile del progetto, l’invenzione che ha valso al lavoro dell’architetto i numerosi premi. E’ composta da lastre di rame dal caldo colore rosso che in parte riflettono la luce e i colori del contesto in cui si inserisce il volume,
facendo del progetto un ottimo esempio anche di inserimento ambientale. Inoltre il materiale di rivestimento nel tempo accumula una patina che fa convergere il colore del materiale di rivestimento con il verde dell’area su cui si staglia. La struttura portante dell’edificio è costituita da pilastri e travi in cemento rinforzato a cui vengono applicati i pannelli di rivestimento composti di una lastra esterna in rame fissata ad una struttura in alluminio che ingloba anche uno strato di lana di roccia da 12 cm per l’isolamento. In corrispondenza delle aperture in vetro e per gli ingressi scorrevoli sono stati utilizzati pannelli di rete stirata realizzata in rame e montati su un telaio di acciaio.
Le porte scorrevoli verso l’alto degli ingressi presentano in basso ed in alto dei pannelli chiusi. Quello della fascia superiore è intagliato con le scritte che indicano l’ingresso agli uffici della polizia, alla croce rossa e agli uffici organizzativi, i pannelli in rame sono quindi sovrapposti a quelli in perspex in cui sono alloggiate le luci delle scritte.
Con la sua forma semplice e grazie alla cura nei dettagli avuta durante la progettazione, ma anche grazie alle scelte formali questo edificio rappresenta un bell’esempio di architettura che non solo riesce a soddisfare le esigenze pratiche dell’utente, ma anche quelle estetiche del luogo in cui si inserisce.
Arch. Aurelia Barone
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